L’Assia Renana (Rheinhessen) è stata a lungo considerata il “serbatoio” del vino tedesco, con una vocazione alle quantità prodotte più spiccata di quella alla qualità dei vini stessi. I Koch, punto di riferimento ineludibile per la viticoltura della regione, hanno una storia familiare antica e nobile, e una vicenda produttiva insolita. Friedrich Koch, verso il 1855, installò nell’azienda agricola di famiglia il primo stabilimento per la produzione del chinino, un alcaloide vegetale con proprietà antipiretiche e, soprattutto, il più importante ritrovato dell’epoca per la cura della malaria. Tale il successo che già trent’anni dopo la concorrenza delle grandi industrie nella sua produzione si era fatta insostenibile: e così, Carl Koch, figlio di Friedrich, riconvertì l’impresa di famiglia al primo amore, la viticoltura, avviata su piccola scala nel 1833 sulle alture che sovrastano le cittadine di Oppenheim-am-Rhein e Dienheim. Oggi l’estensione delle vigne supera i 12 ettari, e siamo arrivati alla settima generazione consecutiva della stessa famiglia nella persona di Paul Berkes. Le coltivazioni sono dal 2010 in biologico certificato, e il lavoro del giovane enologo argentino Augustin Nova (ex-Kloster Eberbach) ha lanciato ad altezze siderali la qualità dei vini, esaltando vocazione e specificità dei vigneti aziendali.
Il terroir è a pH alcalino e a matrice argillo-calcarea (assente in altre zone classiche del vino tedesco). Oltre al Riesling, vi allignano, tra le altre, Sylvaner, Gewürztraminer, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Pinot Nero e St. Laurent. La produzione è articolata, ma pochi vini dei 25 prodotti superano le 2.000 bottiglie all’anno, e diversi non avvicinano le 1.000. I vini fermentano spontaneamente e maturano in acciaio o più raramente in barrique, botti di rovere austriaco o fusti di acacia; la schiacciante maggioranza dei bianchi non svolge la malolattica, che in nessun caso è indotta, anche laddove – come nel caso di alcuni rossi – non la si inibisce per filtrazione. Sono vini elegantissimi, profumati, senza squilibri acidi o strutturali, e più facili da spendere a tavola dei loro pur strepitosi omologhi della Mosella o della Nahe.